Trascrizione della lettura del dottor Philip Bennett del 30 aprile 2011
“Mi sono interessato per la prima volta al lavoro di Wilhelm Reich nel 1962 e nel 1963 ho iniziato la terapia con uno psicoterapeuta allievo del dottor Reich, il dottor Victor Sobey. Così, avevo familiarità con certo materiale, ma poi per un certo periodo di tempo l’ho accantonato. C’è stato un certo periodo della mia vita in cui sentivo che la conoscenza di certe cose era inutile, che non ci fosse niente che io potessi fare con esso, che fosse semplicemente un di più. Ma nel 2004 ho ripreso energia e negli anni a seguire ho lavorato su un libro sul pensiero sociale e politico di Reich. È di questo argomento che ho discusso maggiormente negli anni scorsi. Oggi ho intenzione di allargare un po’ la discussione.
Ho conseguito la laurea in Filosofia presso la New York University, ed inizieremo proprio parlando di filosofia. Nel suo lavoro Wilhelm Reich segue quattro principali “impegni filosofici”. Vorrei dire qualche parola circa ognuno di essi.
Reich era una naturalista. Ciò significa che egli aveva la convinzione che ciò che è naturale è buono. Infatti egli credeva che non è necessario insegnare la moralità o insegnare alle persone cosa è giusto fare. Egli sentiva che se non vengono messe in atto interferenze, le persone faranno naturalmente ciò che è giusto, e ciò che faranno sarà buona cosa. Per esempio, riguardo ai bambini, egli credeva che questi riuscissero ad autoregolarsi non solo su cibo e sonno, ma anche sulle loro interazioni con gli altri bambini. Se i bambini non venissero emozionalmente e sessualmente repressi, essi farebbero naturalmente la cosa giusta. Ciò che naturale è anche buono secondo Reich, ma ciò che non è naturale non solo è negativo, ma anche irrazionale. Ecco una citazione da Reich parla di Freud. Ho riletto questo passaggio con molta attenzione perchè esso parla di psicanalisi; questo è il libro in cui Reich parla del suo rapporto con Freud. Se non lo letto, sappiate che è un libro molto interessante. Fondamentalmente metà del libro è un intervista che Wilhelm Reich ha fatto con Kurt Eisler e che è conservata nell’archivio Freud.
“Se hai un fiume, un flusso, una corrente naturale, devi lasciare che questo fluisca. Se ci costruisci attorno da qualche parte una diga, questo finirà per straripare. Questo è tutto. Quando il naturale fluire dell’energia vitale viene arginato, essa straripa, con conseguente irrazionalità, perversioni, nevrosi e così via. Cosa devi fare a questo punto per risolvere la situazione? Devi riportare il fiume indietro nel suo letto e lasciarlo naturalmente fluire di nuovo.”
Quindi è intuibile che se c’è un fluire naturale tutto va bene, ed è solo quando la corrente di energia viene arginata e quando ci si allontana da ciò che è “naturale” che si verificano i problemi. Questo pone Reich in rotta di collisione con Freud, come vedremo, poiché Freud, come voi sapete, credeva che la repressione della sessualità fosse una cosa necessaria. La credeva necessaria perché il bambino piccolo è un “perverso polimorfo”, e la credeva necessaria perché credeva che la civilizzazione sarebbe stata impossibile senza arginare o sublimare l’energia sessuale.
È interessante vedere che l’affermazione più chiara di questo pensiero è nel libro di Freud Il disagio della civiltà. L’ultima volta che Reich ha parlato nel circolo privato di Freud è stato giovedì 12 dicembre 1929, quando egli parlò della prevenzione della nevrosi (La notte successiva Reich provocò una rivolta, ma sentirete di più su questo durante il terzo discorso della giornata). È in questo libro che Freud discute a lungo della necessità della repressione nella società; e in Reich parla di Freud, Reich dichiara che Freud scrisse Il disagio della civiltà in risposta a quanto disse Reich sulla prevenzione della nevrosi nel dicembre del 1929.
In ogni caso, è chiaro che c’è una grande differenza tra Freud e Reich su questa questione sul cosa sia “naturale”.
Reich è anche un materialista. Ovvero, egli ritiene che non ci siano unità psichiche disincarnate; la mente e l’anima non esistono nel modo in cui noi siamo abituati a concepirle solitamente. Qualunque sia l’entità psicologica di cui stiamo parlando, come pensieri, emozioni e sentimenti, egli riteneva che queste fossero strettamente ed intimamente connesse e presenti nel corpo. Egli riteneva che psiche e soma fossero un’unica cosa, o semplicemente due modi diversi di pensare ad una stessa cosa. Conoscete il famoso simbolo orgonomico, in cui ci sono due frecce che si indicano a vicenda. Ebbene si può intendere psiche e soma come due aspetti antitetici ma comunque identici della stessa sottostante realtà. Ciò significa che riconoscendo qualcosa a livello psicologico, ad esempio l’armatura caratteriale, egli credeva che questa sarebbe stata comunque presente anche a livello fisico, da qualche parte nel corpo. Così si sviluppò il concetto di corazza muscolare. Reich riteneva che lavorando con un paziente si potesse giungere ad un risultato da entrambe le parti: o lavorando sul carattere oppure lavorando sulla muscolatura. In questo modo si lavora comunque sul medesimo problema, poiché non si tratta di due cose diverse ma di due modi diversi di lavorare sulla stessa cosa.
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