Trascrizione della lettura del dottor Philip Bennett del 30 aprile 2011 – terza parte
(Prima parte dell’articolo disponibile a QUESTO LINK – seconda parte dell’articolo disponibile a QUESTO LINK)
Ritorniamo alla relazione di Reich con la psicanalisi. Wilhelm Reich è nato nel 1897, quindi nel 1928 ha 21 anni. È nell’esercito dell’impero Austro-Ungarico, ma sviluppa una psoriasi e per questo viene congedato; decide allora di recarsi a Vienna per curarsi. Mentre è a Vienna, la guerra finisce. E benché sia ancora un soldato – non essendo mai stato formalmente rimosso dall’esercito – entra all’università. Entra nella scuola di legge ma poi decide che non fa per lui e si iscrive a medicina, e inizia quasi immediatamente a praticare la psicanalisi. In quel periodo non c’era bisogno di passare attraverso un training “formale”, si poteva iniziare a praticare e nel mentre consultarsi col proprio terapeuta. Così Reich cominciò a fare psicanalisi in contemporanea ai suoi studi di medicina.
I maggiori contributi di Wilhelm Reich alla psicanalisi – Il primo contributo è stato spostare l’attenzione dal sintomo alla struttura del carattere (questo si evince già da subito, nel suo primo libro). Il primo libro che Reich pubblica è del 1925, Il Carattere Pulsionale, e nell’introduzione (la traduzione è del Dr. Koblenzer), si legge “per molto tempo, la psicanalisi non è stato un trattamento meramente sintomatico, piuttosto si è costantemente evoluta in una terapia del carattere. Questa tecnica cambia nel momento in cui Freud realizza che ciò che è essenziale nel lavoro analitico non consiste nell’indovinare il significato nascosto del sintomo e comunicarlo al paziente, ma nel rilevare e rimuovere le resistenze”. È interessante che attribuisca questo a Freud, ma in realtà Reich continua a concentrarsi sulla resistenza come qualcosa che sta alla base del sintomo, è questo il modo in cui Reich vede la resistenza. Il sintomo prende forma da un certo modo “caratteriologico” di resistere all’energia vitale. Reich comincia a vedere l’importanza della struttura del carattere come opposta alla sintomatologia all’inizio del 1925.
Ecco una frase di Reich parla di Freud dove Reich, pensando alla psicanalisi dice “Nella psicanalisi dei primi anni 20, la nevrosi o il sintomo nevrotico sono considerati come una parte malata in un organismo altrimenti sano. Questa era l’idea di allora. È stata la mia analisi del carattere che ha introdotto il concetto di base per cui è la struttura del carattere ad essere malata, e la nevrosi, o il sintomo nevrotico, sono solo una conseguenza di una condizione caratteriale generale”.
È molto interessante questo parallelo tra sintomo e struttura caratteriale, come se il sintomo fosse una “crescita” della struttura caratteriale più profonda. C’è un’analogia col successivo lavoro di Reich sul cancro, in cui il tumore è il sintomo di una patologia più profonda. In ogni caso è un interessante parallelismo quello tra il cancro come sintomo esterno di una patologia più profonda e il sintomo nevrotico come segno di una struttura caratteriale più profonda. In ogni caso è visibile lo spostamento di Reich dal sintomo al carattere.
Il secondo contributo è la continuo focalizzarsi di Reich sulla resistenza. Questo è molto importante perché una delle prime cose che Reich ha rapidamente osservato è che mentre si potrebbe portare materiale inconscio alla coscienza ci dovrebbe essere un’espressione emotiva – il paziente potrebbe ricordare la scena primaria (“Oh, ora ricordo quando il cane mi ha morso!”), ma se non ci fosse alcuna emozione non ci sarebbe sollievo dal sintomo nevrotico. Qual è quindi l’ostacolo? È la resistenza a cedere alle emozioni. Così Reich continuava a concentrarsi sulla resistenza, e questo ha creato anche le basi della Vegetoterapia. Cosa devo fare per far sì che questa persona sia capace di esprimere emozioni, se, per esempio, il suo petto è costretto o qualche altra cosa ostacola la sua espressione?
Oltre allo spostamento dell’attenzione dal sintomo alla struttura caratteriale, oltre al focus sulla resistenze, Reich ha dato molta importanza al transfert negativo, vale a dire tutti i modi in cui, agli occhi del paziente, il terapeuta diventa il genitore “cattivo” o qualsiasi altra cosa. Ecco, questo è stato un altro contributo di Reich alla psicanalisi. Al corpo Lo spostamento verso il corpo ha tre principali riferimenti. In primo luogo l’ungherese Sandor Ferenczi. Egli faceva parte dell’originario circolo di Freud, prima di essere mandato via da Jones, che lo accusava di essere un malato di mente. Non saprei dire se c’erano delle basi effettive per questa “accusa”, ma all’epoca in quel circolo la frase “malato di mente” era usata con una certa libertà. Come sapete è stata usata per definire Reich. Così Ferenczi è uno dei capostipiti, delle fonti. Un altro nome potrebbe essere una scoperta per voi, ed è quello di Elsa Gindler; e poi la terza persona è Elsa Lindenberg.
Reich si riferisce a Ferenczi ne La funzione dell’orgasmo “Ferenczi era quella persona talentuosa e straordinaria che era perfettamente a conoscenza del triste stato di cose della terapia. Egli ricercò una soluzione in ambito somatico e sviluppò una tecnica “attiva” diretta agli stati di tensione somatica ma non sapeva nulla sulla stasi nevrotica e non è riuscito a prendere sul serio la teoria dell’orgasmo”.
Nel 1928 Otto Fenichel, ottimo amico di Reich a quel tempo, scrisse un articolo in cui riassumeva diverse teorie che anche solo accennavano al fatto che potesse esserci una base muscolare per le nevrosi. Ferenczi fu la principale fonte d’ispirazione per l’articolo di Fenichel.
Ovviamente Reich leggeva gli stessi testi di Fenichel, quindi conosceva questa letteratura; inoltre, è inconcepibile che non abbia letto questo articolo del suo caro amico Fenichel (amicizia che finirà alcuni anni dopo). Voglio richiamare la vostra attenzione su alcuni aspetti di questo articolo. Ecco Fenichel che parla di Ferenczi “Nello studio dei fenomeni biologici che accompagnano i conflitti istintuali dell’apparato psichico, Ferenczi ha parlato di ciò che egli chiama fisiologia del piacere. Egli ha osservato che con il progresso nell’analisi e la conseguente risoluzione della tensione psichica, le tensioni somatiche possono anche scomparire”. così ecco che si comincia a vedere qualche correlazione tra la muscolatura e la psiconevrosi. Questa è un’altra frase da Ferenczi nell’articolo di Fenichel “A volte abbiamo la necessità di richiamare l’attenzione del paziente sul suo portamento, sulle tensioni della muscolatura, e attraverso questo mobilitarlo. Come conseguenza, di solito il paziente inizia a parlare di qualcosa che era nascosto o inconscio”. E in effetti Ferenczi utilizzava esercizi di “rilassamento”. Inoltre si può dire che Ferenczi è venuto letteralmente fuori da dietro il divano – sapete che nella psicanalisi classica il paziente è sdraiato e il terapeuta è dietro di lui.
Ferenczi aveva posizionato la sua seduta proprio accanto al paziente e concepiva la terapia come uno sforzo collaborativo tra paziente e terapeuta. In questi aspetti del lavoro di Ferenczi si possono ritrovare le radici di quelli che più tardi sono diventati gli standard della terapia di Reich. E forse non è un caso che Jones, che per quello che so era un britannico davvero rigido e teso, accusasse Ferenczi di essere un malato mentale. (Il comportamento di Jones nei riguardi di Reich fu incredibilmente privo di integrità. Ma questa è un’altra storia).
Una delle cose che Ferenczi aveva notato era un blocco pelvico “I gradi più estremi di crampi si verificano nella muscolatura del bacino” (da un’osservazione dello stesso Ferenczi). Una constatazione che va in accordo col fatto che ciò che soccombe alla repressione è il principale rappresentante di desiderio sessuale. Quindi Ferenczi aveva potuto fare tutte queste constatazioni ma non ha mai sviluppato una terapia attorno ad esse. Ma ha fatto queste osservazioni. Se avete letto Reich o se siete voi stessi in terapia, sapete che tutta l’idea del blocco pelvico ha un’estrema importanza. Ci sono altri due nomi che voglio citare. Una è Vilma Kovacs, un’altra psicoterapeuta ungherese. nel 1925 la Kovacs dice, riferendosi ad una sua paziente “Lo spasmo continuo del suo apparato muscolo-scheletrico, serviva allo scopo di nascondere l’eccitazione sessuale”. Qui c’è l’intuizione che non solo la psiconevrosi ha manifestazioni muscolari, ma che queste hanno a che fare con il sesso, con il voler “legare”, trattenere l’eccitazione sessuale. Ancora una volta, questo diventerà tremendamente importante per la terapia di Reich. anche Felix Deutsch aveva parlato di salute somatica: essa egli disse “significa, in senso psicanalitico, che la libido possa scorrere libera, senza essere patologicamente legata”. A volte le persone credono che Reich fosse un genio, ed egli lo era. Ma non ha fatto tutto il lavoro da solo, piuttosto, egli era un lettore molto intelligente ed un grande osservatore. Ha assorbito e appreso da tante fonti diverse, e da tutto questo è venuta fuori la sua terapia unica. Davvero vi incoraggio a leggere prima o poi l’articolo di Fenichel. Reich chiaramente si era ben documentato su tutto.
(continua)