Quando l’attività è centrata su ciò che accade nel mondo esterno, può essere considerata “fare”. Quando l’attenzione è rivolta su ciò che succede all’interno, cioè sulle sensazioni che si hanno durante un’attività, siamo nella modalità “essere”. Questa distinzione è particolarmente indovinata per quanto riguarda il sesso. Alcune persone “fanno sesso”, cioè sono esecutori e il loro interesse sta nell’effetto che la loro attività sessuale ha sull’altra persona: per loro è un “viaggio” dell’Io. Per altri, l’attività sessuale comincia con una forte sensazione di desiderio e si conclude con una forte sensazione di piacere e di soddisfazione. Quando le sensazioni dominano la propria attività sessuale, si tratta di “essere”. Se la mente, la volontà o l’Io dominano l’attività, si tratta di “fare”.
Il fare non implica né determina sensazioni, anzi, può veramente inibirle o bloccarle. per esempio, quando cammino dall’ufficio alla stazione ferroviaria con l’idea di raggiungerla il più rapidamente possibile, non provo altre sensazioni oltre a un senso di fretta di prendere il treno. Tutti i miei movimenti sono tesi verso l’obiettivo e le sensazioni sono irrilevanti. D’altra parte è possibile fare o produrre qualcosa con sentimento. Affinché ci siano sensazioni, il processo o l’azione devono essere almeno importanti quanto lo scopo. Nell’esempio di prima, se mi avviassi verso la stazione con comodo perché ho un sacco di tempo, proverei il piacere della passeggiata e mi divertirei a guardare la gente e le vetrine. Ciò succede a volte, ma di solito ho troppo da fare. Non è una frase nella bocca di tutti? Troppo da fare e troppo poco tempo per farlo! La gente ha tanta fretta da non avere il tempo di respirare o di essere. Essere richiede tempo: tempo per respirare e tempo per sentire. Quando ci costringiamo a produrre o a compiere qualcosa diventiamo come macchine e il nostro essere si riduce. Tuttavia, se prestiamo al processo almeno tanta attenzione quanta ne prestiamo all’obiettivo, fare diventa un’azione creativa e che ci esprime e aumenta il senso dell’essere. Per quanto riguarda l’essere, ciò che conta non è quello che si fa, ma come si fa. Per il fare, è vero il contrario.
Quando un’attività ha la qualità del fluire appartiene all’essere. Quando ha la qualità dello spingere, appartiene al fare.
– da “Paura di vivere” di Alexander Lowen –