Il perdono ci libera dall’amarezza e dalla rabbia, due emozioni difficili che possono disturbare la nostra salute fisica e psichica. Spesso siamo coerenti e veloci nel perdonare gli altri, ma perdonare noi stessi è più difficile. Ciò accade soprattutto perché tendiamo a pensare a noi stessi su un continuum: iniziamo con il passato, ci muoviamo brevemente attraverso il presente e ci dirigiamo verso il futuro. Lasciare andare il passato, o il passato che abbiamo creato nella nostra mente, può sembrare difficile e spaventoso, facendoci sentire come una barca in balia del mare mosso. Quando proviamo a perdonare noi stessi infatti, stiamo cercando di lasciar andare qualcosa che sembra essere parte di noi, stiamo lasciando andare chi eravamo in quel momento, e questo può essere destabilizzante. Certo, è più facile perdonare qualcun altro, poiché lasciamo andare una parte del passato che non ci definisce, a meno che non ci siamo raccontati una determinata storia così spesso da costruire la nostra identità attorno a quella narrazione. In quel caso, diventa difficile perdonare l’altra persona perché la trasgressione e la nostra reazione sono diventate centrali per la nostra identità.
Registriamo ciò che abbiamo fatto di “sbagliato” mentalmente e fisicamente. Un’offesa a qualcun altro potrebbe essere accompagnata da senso di colpa e ciò spesso provoca tristezza. Se proviamo a perdonare noi stessi per un torto senza rilasciare anche l’emozione sottostante, il perdono non avverrà. Non importa quanto ci sforziamo di perdonare, continuiamo a rimuginare e stare male perché il nostro sistema nervoso ce lo dice. Ma quando rilasciamo il senso di colpa e l’emozione ad esso legata, scopriamo che perdonare noi stessi può essere molto più semplice.
Tutti commettiamo degli errori, più o meno importanti. A tutti capita di deludere le persone, anche quelle verso cui proviamo sentimenti di amore. Questo è semplicemente umano, ed è per questo che il perdono è così importante: ci aiuta a superare i nostri errori e continuare sulla strada della consapevolezza e della crescita personale. Vedere noi stessi come imperfetti può farci sentire vulnerabili e può essere persino spaventoso. Il nostro sistema educativo e sociale ci dice che tutto ciò che non è “giusto” è “cattivo” e merita una qualche forma di punizione. Così in genere evitiamo di commettere errori, ma quando facciamo un passo falso, il primo impulso è quello di nasconderlo. Per perdonare noi stessi, dobbiamo prima ammettere di aver sbagliato, dobbiamo assumerci la responsabilità e riconoscere l’errore, che contrasta il senso di sopravvivenza del nostro ego. Errori, fallimenti e scelte stupide fanno parte dell’essere umano, ed è così che impariamo e cresciamo. Se non siamo mai imbarazzati o sbagliati e se non commettiamo mai errori, probabilmente restiamo all’interno di una ristretta zona di comfort.
È più facile perdonare una persona che amiamo davvero. Se il nostro miglior amico o un’altra persona per noi importante fa qualcosa che ci fa male, è più probabile che penseremo a quella trasgressione come un evento unico, facendo riferimento alla bontà e all’amore che vediamo nell’altro. Spesso capita, tuttavia, che sia molto più difficile riuscire ad avere una relazione amorevole e di fiducia con noi stessi, e capita che siamo molto più critici con noi stessi che con gli altri. Daremo ad altre persone il beneficio del dubbio, ma non faremo altrettanto con noi stessi. D’altro canto, quando abbiamo a che fare con una persona di cui non ci fidiamo o che non ci piace, molto spesso possiamo scegliere di perdonare, di lasciar andare il dolore e semplicemente evitare il contatto con quella persona. Con noi stessi questo non è possibile, non possiamo divorziare o andarcene da noi stessi. Essere gentili con noi stessi e costruire un profondo senso di fiducia, è la chiave.
Superare l’autoinganno
Alcune persone si “perdonano” troppo facilmente e velocemente, quando sentono il rimorso o la fitta del rimpianto, si lasciano andare. Negare la propria responsabilità, minimizzare il proprio ruolo e “revisionare” la storia, sono alcune delle mosse caratteristiche di un troppo rapido perdono di sé. In questo perdono c’è poca auto-riflessione su come le nostre azioni hanno danneggiato altri o noi stessi, né si riflette molto su come queste esperienze e le loro risposte ad esse potrebbero renderci persone più consapevoli, inoltre non c’è alcuno sforzo per riparare il danno. Questo “perdono immediato” e senza riflessione serve semplicemente a rimuovere le emozioni negative ma non a risolverle, e quindi non può essere un perdono profondo e reale di noi stessi.
Il vero perdono di sé può aiutare a ripristinare la sensazione di possedere valore morale e dignità, anche se si sono commessi degli errori significativi e si è causato un grave danno agli altri o a sé stessi. Riconoscere ciò che che si è fatto, ripararlo nel miglior modo possibile e, se le circostanze lo consentono, impegnarsi a fare meglio.
La riflessione e il riconoscimento necessari possono essere difficili perché a volte tendiamo ad auto-ingannarci, in vari modi possibili. Una delle più ovvie forme di autoinganno è sicuramente legata alla diade onnipotenza/impotenza. Ci riteniamo responsabili o biasimevoli in modi in cui non riterremmo mai gli altri, mantenendo uno standard per noi stesso che è molto più alto di quello che usiamo per gli altri. Ci aspettiamo e pretendiamo di essere perfetti, e qualsiasi cosa meno di questo è un fallimento. Crediamo di avere il controllo sui risultati delle nostre azioni, e se quelle azioni vanno male, presumiamo che sia colpa nostra. Sopravvalutiamo le nostre responsabilità, assumendoci così la colpa di atti o situazioni che non sono nostri. Ci giudichiamo secondo un pregiudizio di vergogna, in cui sono presenti tutti i giudizi negativi su noi stessi, in cui ogni atto sbagliato conferma la nostra inadeguatezza o colpevolezza, in un circolo vizioso che esacerba a sua volta la vergogna, e questo rafforza la nostra stessa opinione di non meritare il perdono.
Queste forme di autoinganno sono difficili da identificare e interrompere perché ci sono molto familiari, ovvero fanno parte della nostra “normalità” e quotidianità.
L’auto-perdono è un modo per ripristinare il nostro senso di dignità, che spesso è danneggiata nelle relazioni dannose; è un passo nella ricostruzione, se non nella costruzione per la prima volta, del senso di essere una persona che vale e degna di fiducia.
Il lavoro di riparazione assume diverse forme. Riparare è restaurare, ringiovanire, guarire e redimere se stessi. Un passo importante è riformulare la narrazione che ci siamo sempre raccontati, mettere in dubbio e scardinare le nostre stesse false certezze e convinzioni, guardare senza giudizio e con gentilezza verso noi stessi.
L’auto-perdono non avviene rapidamente né facilmente. Può farci paura, perché richiede una messa in discussione, ma è sicuramente edificante e liberatorio. Può sembrare un paradosso: come è possibile perdonare noi stessi per qualcosa che abbiamo fatto di sbagliato, se non sentiamo di meritare il perdono? Ma ecco il punto: se non perdoniamo noi stessi e se non impariamo dai nostri errori, non cresceremo mai come persone.
Il perdono è uno strumento potente che può aiutarci a guarire le ferite dell’anima e ad andare avanti liberandoci dal peso di un passato che non ci fa stare bene. Perdonare non è solo lasciar andare qualcosa o qualcuno, ma anche lasciar andare sé stessi, o per meglio dire, lasciarsi andare. L’aggrapparsi a sentimenti di colpa o vergogna può impedirci di andare avanti nella vita e fare ciò che ci rende felici.
L’impegno per un sé presente e futuro migliore si basa sul riconoscimento e sul lavoro di riparazione. L’impegno ad essere una persona con maggiore capacità riflessiva e maggiore consapevolezza in futuro deve implicare l’impegno a trattarci meglio, valorizzando e rispettando noi stessi. È un impegno a rompere i vecchi schemi che favoriscono l’autoinganno.