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Anoressia e bulimia

15/12/20070

TESTIMONIANZA: LA BULIMIA NELLA MIA VITA

La bulimia nella mia vita (dalla testimonianza di una mia paziente che mi ha invitata a pubblicare la storia, affinchè possa essere di aiuto a chi vive lo stesso problema. Un grazie di cuore).

E’ arrivato il momento più difficile per me…quello di mettere nero su bianco…quello di proiettare su questo foglio le emozioni della mia vita…quelle emozioni dolorose che mi hanno portata a convincere la Dott.ssa Roberta Carechino a pubblicare questa storia e che parla del mio dolore. Toccare per l’ennesima volta, queste emozioni non mi risulta facile: forse perchè sono li’ bloccate da qualche altro “mattone” che forma quel “muro” che non mi ha permesso di vivere completamente la mia vita. Toccare nuovamente l’odio, l’orgoglio, la distruttività, mi riporta al progetto che mia madre aveva per me e che io, con molta facilità ho fatto mio. Immagino che, quando ero nella pancia di mia madre, non mi devono essere arrivate notizie molto rassicuranti sul mondo esterno, ma non so se mia madre abbia avuto dei problemi durante la gravidanza. Una delle poche notizie certe che ho avuto è quella delle minacce di aborto e della mia nascita avvenuta prima del previsto, e con l’aiuto della ventosa. Mi sono sentita ed ero completamente sola, sola col mio dolore e le mie angosce. Il dolore della vita intrauterina si è rivelato talmente profondo, sordo, devastante da togliermi ogni energia. Una delle esperienze più drammatiche che è emersa, quando ho ripercorso i miei vissuti(con l’analisi e la terapia ) della vita prenatale, è stato scoprire quanto male mi sono fatta e ho fatto con le mie scelte. Ho odiato mia madre perchè non si è presa cura di me, come volevo io. Per lei il mio concepimento, la gravidanza, la mia nascita sono stati soltanto motivo di profonda sofferenza. Io ho sperimentato la sua assenza, il suo “non esserci”. Il suo “non esserci” mi ha fatto reagire “non essendoci” e non provando gioia per la vita. la mia reazione automatica è stata quindi, quella di “non essere presente”. Forse è per questo che sono stata una bambina e una donna zitta e triste, priva di quella vivacità che lascia trasparire la gioia di vivere. L’odio che ho agito, è stato diretto contro me stessa… per ottenere le cure di mia madre, ho dovuto spingermi talmente oltre che alla fine mi ammalai veramente. Un piano di vendetta “diabolico”… per tenere fede a questo piano mi sono continuamente colpita, anche nel corpo. Bastava guardarmi per vedere i risultati devastanti della mia decisione di odio, che si è ritorto contro me stessa: mi sono colpita senza pietà proprio in quello che simboleggia la femminilità. Durante l’adolescenza ho incominciato a mangiare in maniera forsennata e questo comportamento è durato quindici anni. Il mio corpo ingrassava, diventava obeso…cosi’ potevo essere sicura che nessuno mi avrebbe guardata, né tanto meno mia madre (che desiderava un maschio), nè mio padre che vedeva in me la bambina che diventava donna. L’odio rimosso accumulato dentro di me mi faceva rifiutare le cose piacevoli della vita. In parte mi sentivo anche in colpa di essere stata la causa di tante sofferenze di mia madre, oppure di non averle procurato nessuna gioia nascendo e questo senso di colpa che originava dall’odio, mi ha costretta a vivere cercando sempre di fare il massimo per mostrare quanto ero brava, ma senza riuscire ad ottenere nessun riconoscimento dagli altri. Inoltre ho sempre sentito di non essere amata per quello che sono, ma per quello che facevo e che comunque dovevo sempre rinunciare a qualche cosa per essere amata. La mia risposta è stata quella di chiedermi di non sentire più niente… da qui la malattia del corpo e dell’anima, la distruzione della mia adolescenza, dei miei desideri, dell’allegria, della gioia, dei contatti dei coetanei…sono stati anni bui, di una sofferenza soffocata. Ho rinunciato ai miei desideri, coltivando un ideale di purezza che mi lasciava infelice e insoddisfatta, con la dolorosa sensazione di vivere una vita che non è vita, di vivere una vita che non era la mia: mi sentivo un passerotto chiuso in gabbia. Quante maschere, quante menzogne! Quanto dolore nel cercare la verità, la mia verità. Una verità che ho voluto, vedere nel mio cammino analitico fatto con la dott.ssa Carechino, per poter prendere un’altra decisione… quella di prendere per mano quella bambina e farla crescere con me, con amore, perdonarci tutto il male che ci siamo fatte insieme, e continuare il nostro cammino, cercando di fare tesoro della nostra esperienza passata. Mia madre mi riferiva che, quando ero piccola, apparentemente tutto andava bene, che mangiavo e dormivo, non le davo fastidio. Da quando ho incominciato a mangiare da sola, mangiavo sempre poco, non ero affamata e non cercavo il cibo. Dai dodici anni in poi, qualcosa cambiava, mangiavo sempre. Tutto questo mi fa pensare al mio disperato bisogno di affetto: nel cercare di riempire il vuoto, mi riempivo la pancia. Avevo bisogno di aiuto, un aiuto che mi è stato donato da una persona speciale: la mia cara dott.ssa Roberta Carechino. Lei mi ha permesso di ritrovare la bambina e la donna dimenticata che c’è dentro di me. Al pensiero che i suoi occhi sono capaci di guardarmi, le sue orecchie di ascoltarmi, mi commuovo…La cosa che, tra tutte le altre, mi ha colpito (parlo della dott.ssa) è stato il suo sguardo: ho sentito che, finalmente, mi potevo rispecchiare in occhi che mi guardano con amore, occhi che mi sembrano dolcissimi. Ecco, credo che quello che più mi è mancato nel rapporto con mia madre si possa riassumere in questo: non ha mai potuto avvolgermi con quello sguardo amorevole. Io sono rinata quando ho iniziato l’analisi: i miei ricordi, le mie sensazioni, i miei pensieri, la consapevolezza di me stessa, il dolore, le lacrime…tutto inizia da quel momento. Rimuovere le vecchie ragnatele è il primo passo verso la libertà. Spesso sento dentro di me una forte energia, una gioia immensa…in questi momenti la mia vita si illumina. La mia terapeuta, mi ha insegnato che bisogna trasformare i buchi incolmabili del bisogno, in cornici, pronte ad ospitare le tele bellissime dei miei desideri ancora inespressi. Trasformare ogni “non posso” in “voglio” Grazie a lei ho scoperto il perdono: per me stessa e per gli altri. Il perdono mi permette di rompere il legame di rancore coltivato lungo gli anni e liberare parti di me prima imprigionate, soffocate, rafforzando le mie parti positive e l’amore. Ho scoperto anche che quei momenti di sconforto, mi hanno portata ad utilizzare il cibo come mezzo di soddisfazione…forse l’unico mezzo che mi rimaneva per assaporare un piacere: il piacere della vita! Poi qualcosa dentro di me è cambiato, ed ora mi ritrovo con un corpo che, nei suoi ritmi e tempi sta dimagrendo, sta prendendo sempre più forma. Ringrazio di vero cuore la Dott.ssa che mi ha seguito con pazienza e amore. Ed io ringrazio Te per aver fatto questo dono a me e a quanti potranno avere un supporto leggendoti. Con affetto Roberta Carechino.

Dott.ssa Roberta Carechino Laureata in Pedagogia – Antropologa Sophianalista consulente olistico

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