Nello stesso periodo in cui Freud metteva a punto le sue intuizioni sulle istanze psichiche di Io, Es e Super-Io, nel campo scientifico cresceva l’interesse per l’implicazione corporea nei disturbi psichici. La galassia della Società di Psicoanalisi fondata da Freud si era via via allargata, anche a costo di forti contrasti fra coloro che erano stati più vicini a Freud. Così diversi psicoanalisti, che erano stati allievi di Freud, proseguirono i propri studi elaborando teorie diverse. Il più significativo tra essi fu Wilhelm Reich (1897-1957), che adottò in pieno le teorie della Psicologia dell’Io che servirono da base per l’evolversi del suo pensiero. Reich affrontò lo studio del carattere per trovare delle risposte pratiche nella tecnica analitica, cioè per superare il problema delle resistenza dei pazienti all’analisi. Fu Reich che attraverso le sue osservazioni cliniche arrivò al concetto di “identità funzionale” tra carattere e atteggiamento muscolare: il “carattere” deve essere inteso come espressione unica di un organismo visto sia dalla componente psichica che somatica.
IL CARATTERE E L’ESPRESSIONE CORPOREA
Secondo Reich, tutto ciò che un individuo sperimenta in chiave emozionale coinvolge tutto il corpo, che si struttura di conseguenza, in un contesto in cui il corpo esprime ed interpreta la storia. Le tensioni muscolari del paziente devono essere guardate come unità, insieme al modo di muoversi e di agire, che costituiscono “L’espressione corporea” dell’organismo. Le tensioni muscolari ovviamente limitano la libertà del movimento e modellano la struttura fisica. È questa espressione corporea compresa a livello psichico che Reich definisce carattere. Ogni nevrotico è muscolarmente distonico. In ogni guarigione si presenta o un “allentamento” o un “rafforzamento” del sistema muscolare; analogamente, all’inizio della terapia esso è o troppo rigido, o debole, e si evidenzia in maniera diversa.
Rigore muscolare e rigidità psichica costituiscono un’unità. Se un individuo tiene cronicamente le spalle arrotondate e curve come se portasse un fardello, possiamo essere certi che caratterialmente egli è capace di sopportare pesi, che è carico di tutte quelle emozioni inerenti ad essi non espresse e che lo coinvolgono: egli “sopporta”, ma lo fa senza esserne cosciente, né delle spalle tese, né della rabbia che prova per il peso, una rabbia bloccata nella rigidità. E parte della sua energia è spesa in funzione di questo. In un certo senso Reich instaurò un legame tra psicologia e biologia. Fu un eccezionale progresso, perché non solo aprì all’analisi e all’interpretazione l’aspetto somatico, cioè le attitudini del corpo che si rivelano nella forma e nel movimento, ma permise – lavorando sulle tensioni e le rigidità muscolari – di arrivare a cambiare i caratteri. La formulazione reichiana dell’identità funzionale tra tensione muscolare e blocco emozionale fu una delle grandi intuizioni sviluppate nel corso della terapia analitica delle turbe emozionali.
– da “Che cos’è la Bioenergetica” di Vittoria Benedetti Talini –