Il diritto di essere persona nasce con il primo respiro. L’intensità con cui avvertiamo questo diritto si riflette nel nostro modo di respirare. Se respirassimo tutti come fanno con naturalezza gli animali, il nostro livello energetico sarebbe alto e soffriremmo raramente di stanchezza e depressione cronica. Ma nella nostra cultura il respiro è perlopiù poco profondo e si ha la tendenza a trattenerlo. Peggio ancora, non ci si accorge neppure di avere problemi di respirazione. Ci si butta invece a capofitto nella vita, fermandosi di quando in quando solo per dire agli altri che “si ha appena il tempo di respirare”.
Come tutti sanno, la respirazione fornisce l’ossigeno necessario ad alimentare la fiamma del metabolismo. Purtroppo il corpo non ne può immagazzinare una quantità apprezzabile e se la respirazione si arresta anche per pochi minuti sopravviene la morte. (Si riesce invece a sopravvivere per giorni senza acqua e per mesi senza cibo.) Ma la respirazione non è semplicemente un’operazione meccanica: è un aspetto del fondamentale ritmo corporeo di espansione e contrazione che si manifesta anche nel battito cardiaco. Più ancora, è un’espressione della spiritualità del corpo. Dice la Bibbia che quando Dio creò l’uomo prese un pezzo di argilla e vi soffiò la vita. L’idea che l’aria contenga una qualche forza essenziale alla vita è un elemento importante anche nella filosofia indiana, in cui è chiamata prana. L’ossigeno è una tale forza vitale che ha il potere di infiammare una sostanza inerte come il legno. Ha la stessa proprietà dell’organismo vivente.
La respirazione ha un legame diretto con lo stato di eccitazione del corpo. Se siamo rilassati e calmi, respiriamo adagio e senza sforzo. Negli stati di profonda emozione la respirazione diventa più rapida e intensa. Se abbiamo paura, inspiriamo a scatti e tratteniamo il respiro. Se siamo tesi, la respirazione è poco profonda. È vero anche il contrario: inspirando profondamente favoriamo il rilassamento del corpo.
Come tutti sanno, la respirazione fornisce l’ossigeno necessario ad alimentare la fiamma del metabolismo. Purtroppo il corpo non ne può immagazzinare una quantità apprezzabile e se la respirazione si arresta anche per pochi minuti sopravviene la morte. (Si riesce invece a sopravvivere per giorni senza acqua e per mesi senza cibo.) Ma la respirazione non è semplicemente un’operazione meccanica: è un aspetto del fondamentale ritmo corporeo di espansione e contrazione che si manifesta anche nel battito cardiaco. Più ancora, è un’espressione della spiritualità del corpo. Dice la Bibbia che quando Dio creò l’uomo prese un pezzo di argilla e vi soffiò la vita. L’idea che l’aria contenga una qualche forza essenziale alla vita è un elemento importante anche nella filosofia indiana, in cui è chiamata prana. L’ossigeno è una tale forza vitale che ha il potere di infiammare una sostanza inerte come il legno. Ha la stessa proprietà dell’organismo vivente.
La respirazione ha un legame diretto con lo stato di eccitazione del corpo. Se siamo rilassati e calmi, respiriamo adagio e senza sforzo. Negli stati di profonda emozione la respirazione diventa più rapida e intensa. Se abbiamo paura, inspiriamo a scatti e tratteniamo il respiro. Se siamo tesi, la respirazione è poco profonda. È vero anche il contrario: inspirando profondamente favoriamo il rilassamento del corpo.
La respirazione ha un legame diretto con lo stato di eccitazione del corpo. Se siamo rilassati e calmi, respiriamo adagio e senza sforzo. Negli stati di profonda emozione la respirazione diventa più rapida e intensa. Se abbiamo paura, inspiriamo a scatti e tratteniamo il respiro. Se siamo tesi, la respirazione è poco profonda. È vero anche il contrario: inspirando profondamente favoriamo il rilassamento del corpo.
Nella respirazione poco profonda i movimenti sono limitati al torace e alla zona del diaframma. Il movimento verso il basso del diaframma è ridotto costringendo i polmoni a dilatarsi verso l’esterno. Il corpo è così sottoposto a una tensione, perché la dilatazione della rigida cassa toracica richiede più sforzo di quella della cavità addominale. È lecito chiedersi perché sia questa la forma di respirazione più comune, dal momento che comporta più lavoro e fa entrare meno ossigeno per lo sforzo. Per rispondere alla domanda occorre rendersi conto del nesso fra respirazione e sentimento.
Nella respirazione poco profonda i movimenti sono limitati al torace e alla zona del diaframma. Il movimento verso il basso del diaframma è ridotto costringendo i polmoni a dilatarsi verso l’esterno. Il corpo è così sottoposto a una tensione, perché la dilatazione della rigida cassa toracica richiede più sforzo di quella della cavità addominale. È lecito chiedersi perché sia questa la forma di respirazione più comune, dal momento che comporta più lavoro e fa entrare meno ossigeno per lo sforzo. Per rispondere alla domanda occorre rendersi conto del nesso fra respirazione e sentimento.
Ho udito spesso persone con l’addome piatto lamentarsi del loro vuoto interiore. Una scarsa sensibilità in questa parte del corpo significa anche che nel bacino mancano le dolce sensazioni sessuali di calore e fusione. Negli individui di questo tipo l’eccitazione sessuale è per lo più confinata ai soli organi genitali. È un problema che nasce dalla repressione delle sensazioni sessuali nell’infanzia. Se si preme sul ventre con un pugno non si avverta alcuna resistenza, come se nella parte inferiore dell’addome ci fosse un buco. Invece questo buco non lo si sente quando il ventre è pieno e arrotondato. In questi casi è necessario far compiere all’individuo una respirazione addominale profonda che possa ridare vita e sensibilità a quella parte del corpo.
Ho udito spesso persone con l’addome piatto lamentarsi del loro vuoto interiore. Una scarsa sensibilità in questa parte del corpo significa anche che nel bacino mancano le dolce sensazioni sessuali di calore e fusione. Negli individui di questo tipo l’eccitazione sessuale è per lo più confinata ai soli organi genitali. È un problema che nasce dalla repressione delle sensazioni sessuali nell’infanzia. Se si preme sul ventre con un pugno non si avverta alcuna resistenza, come se nella parte inferiore dell’addome ci fosse un buco. Invece questo buco non lo si sente quando il ventre è pieno e arrotondato. In questi casi è necessario far compiere all’individuo una respirazione addominale profonda che possa ridare vita e sensibilità a quella parte del corpo.
– Tratto da “La Spiritualità del Corpo”, di Alexander Lowen –