Cosa si intende con “Psicoterapia Corporea”? Quali sono gli strumenti di cui fa uso?
Le origini della psicoterapia corporea
Erano gli anni ’20 quando Wilhelm Reich proponeva le prime ipotesi sull’esistenza di interconnessioni profonde e complesse tra lo psichico e il somatico, sulle leggi di identità funzionale tra due aspetti di una medesima realtà, sulla necessità in psicoterapia di intervenire anche sul versante corporeo. In realtà già dalle formulazioni di Freud si era cominciata a delineare la necessità di uno studio dei funzionamenti psichici che tenesse conto dei processi corporei. In Freud questo aspetto si presentava, in accordo con il modello della scienza del tempo, come “biologismo”, nella sua teoria delle pulsioni.Ma il corpo in ogni caso non poteva essere relegato alla sola storia infantile dell’individuo; esso era comunque presente anche all’interno della stessa relazione terapeutica, nei suoi processi di comunicazione, anche se si era intenzionati a coglierne solo gli aspetti verbali, simbolici, o fantasmatici. Il corpo esiste nei silenzi, nel tono di voce, nelle posizioni che il terapeuta assume rispetto al paziente nel setting, nei movimenti. Con il corpo si parla e si agisce anche se in modo implicito o inconsapevole. E nella terapia ci sono ben presenti sia il corpo del paziente che quello del terapeuta.Ecco perchè l’importanza del corpo in psicoterapia è stata in fondo sempre riconosciuta nella storia della psicologia clinica, anche se in maniera sotterranea e non organica. L’interesse per il corporeo è sempre stato vivo, e ha spinto numerosi ricercatori ad affacciarsi su questo vasto e affascinante spazio.La storia delle terapie è dunque punteggiata di autori che si sono mossi in tal senso.All’interno del modello psicoanalitico è sufficiente citare la tecnica attiva di Ferenczi, l’esperienza emozionale correttiva di Alexander, l’holding di Winnicott, il concetto di amore primario di Balint, le concezioni sulla metodologia e sulla tecnica di Racker; via via fino alle formulazioni sul Sé di Fairbairn, di Kohut, di Stern e alle recenti tesi sull’haptonomie di This e Veldman.
Gli sviluppi della psicoterapia corporea
Sono passati 70 anni da quando sono state poste le prime basi di questa antica ma ancor oggi innovativa area della psicologia, che è andata avanti per cammini non sempre facili, che ha trovato troppi ostacoli al suo ingresso nella scienza ufficiale, e che a volte si è anche persa in rivoli e rami collaterali di scarsa importanza o di non corretta impostazione scientifica. Ma nonostante tutte le difficoltà, la psicoterapia corporea in questi 70 anni si è notevolmente sviluppata, ha lasciato indietro impostazioni troppo meccanicistiche, visioni parziali e limitate, tentazioni mistiche, atteggiamenti esageratamente esperienziali, concezioni troppo intuitive. E in questo lungo e tortuoso cammino si è ad un certo punto ritrovata come identità, come area teorica e tecnica (anche se estremamente multiforme), come grande modello del funzionamento umano. Certo, la psicoterapia corporea ha molto sofferto per una sua vocazione a privilegiare l’esperienza e il sentire, più che la concettualizzazione e il cognitivo. In tutti questi anni non si è scritto a sufficienza, e a volte solo per descrivere casi clinici: senza riflettere, senza collegarsi agli altri autori, senza confrontarsi, discutere ed aprirsi alla critica reciproca.
Le concezioni teoriche della psicoterapia corporea
La psicoterapia corporea si caratterizza non tanto per l’uso diretto del corpo in terapia, ma fondamentalmente ed essenzialmente per una differente teoria del funzionamento mente-corpo: non più di tipo piramidale, con una mente che controlla tutto dall’alto, ma di tipo “circolare”, in cui tutti i vari piani psicocorporei contribuiscono in modo paritario alla complessa organizzazione dell’organismo. La razionalità, i ricordi, il mondo simbolico, e poi le posture e i movimenti, e ancora il mondo delle emozioni, e infine l’insieme dei sistemi interni fisiologici, sono altrettante funzioni psicocorporee che, profondamente integrate e interconnesse nel bambino, possono invece successivamente sconnettersi tra di loro e diventare limitate e sclerotizzate. La rabbia può manifestarsi solo nella mascella e nei pugni inconsapevolmente serrati; un volto esprime tristezza senza che la persona se ne accorga; una delusione diventa direttamente contrazione allo stomaco; mani sudate e tachicardie svelano una paura non percepita; i pensieri possono ritornare sempre sugli stessi punti; le fantasie possono essere ossessivamente paurose; i muscoli tesi producono un perenne stato di allarme; e così via.
* Luciano Rispoli, fondatore e Presidente della S.I.F. (Società Italiana di Psicoterapia Funzionale Corporea); membro del Comitato Internazionale per la Body-Psychotherapy; Presidente dell’Associazone Nazionale per la Psicoterapia Corporea; Presidente Società Italiana di Psicologia Clinica e Psicoterapia